Patto sindaci-istituzioni per la legalità nel soveratese

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Il momento iniziale dei lavori. Da sinistra, Puccio, Minniti, Drosi, Monsignor Bertolone e Bova

Sono accorsi in tanti all’iniziativa partita dal Pd regionale e locale di Giovanni Puccio (responsabile coordinamento regionale) e Michele Drosi (sindaco di Satriano), e diventata un’azione bipartisan delle istituzioni del basso jonio calabrese, e in particolare dei sindaci, per poter fare di più nel campo della sicurezza e legalità dei cittadini, tanto più dopo fatti di sangue e intimidazioni susseguitisi negli ultimi mesi. Una manifestazione, quella che si è svolta ieri sera nella sala consiliare del Comune di Soverato, alla presenza del sottosegretario dell’arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone, del sottosegretario alla presidenza del consiglio Marco Minniti, del prefetto Antonio Reppucci, del commissario provinciale Wanda Ferro e di ben 25 sindaci, il cui senso è stato quello di ricostruire un “fronte comune per rafforzare il potere democratico dal basso”, come ha spiegato Drosi nella sua introduzione. E avere più forza, più strumenti, magari anche più coraggio, per combattere la ‘ndrangheta là dove alligna nei loro territori: per strada reclutando ragazzi, intorno alle amministrazioni tentando di influenzare gare e appalti, negli atti di forza contro l’imprenditoria locale.

E infatti dopo le parole di mons. Bertolone, che ha chiesto “trasparenza e coerenza” alla pubblica amministrazione, e del commissario Ferro, che ha richiamato tutti, cittadini compresi, alla “responsabilità pubblica”, ricordando che “la ‘ndrangheta prolifera in tempi di crisi là dove lo Stato appare debole e non altrettanto in grado di garantire protezione e guadagno, anche se oltre i soldi facili ci sono sempre le sbarre del carcere e vite bruciate”, è seguito un intervento lucidamente e coraggiosamente autocritico di Peppino Vallone, sindaco di Crotone e presidente Anci. “Non abbiamo legittimazione a rivendicare se prima non riusciamo a imprimere una svolta al sistema, a partire dalle emergenze quotidiane come i rifiuti o l’acqua, temi su cui non dobbiamo chiedere al governo, ma essere responsabili nel governarli oppure ammettere la nostra incapacità”, ha scandito Vallone. Sulla stessa linea Arturo Bova, sindaco di Amaroni: “Se non adottiamo strumenti concreti rischiamo di fare il solito convegno anti-mafia – ha sottolineato – e allora facciamo bilanci partecipati, diamo la parola ai cittadini nei consigli comunali, rendiamo trasparenti tutte le nostre decisioni”.

Il prefetto Reppucci, in una delle sue ultime uscite pubbliche prima del suo addio alla Calabria, è tornato invece a battere il tasto “sulla responsabilità della società civile e sulla necessità di non delegare allo stato la risoluzione di problemi per i quali occorre partecipazione, volontà, scatto d’orgoglio individuale”. Reppucci ha citato ad esempio la mancanza di reazione da parte del pubblico e della stampa “per la vergogna delle dichiarazioni di un sindaco del comprensorio che qualche giorno fa ha rivendicato il suo rapporto di amicizia e di affari con un mafioso”. E ha ricordato anche qualche numero, e cioè “i 160 clan presenti in regione, con 80 mila affiliati, 400 ogni 10 mila abitanti, oltre la zona grigia dei collusi”.

Tra gli altri interventi, Roberto Castagna a nome di Cgil, Cisl e Uil, Antonio Corasaniti, sindaco di Davoli (che ha parlato del problema dell’omertà, citando ad esempio un semplice incidente stradale a Davoli), Grazioso Manno, presidente del consorzio di bonifica. Presenti anche le autorità militari, rappresentanti del consiglio regionale e dei sindacati, Alfredo D’Attorre della segreteria Pd nazionale, esponenti dell’ex amministrazione soveratese. Infine una proposta operativa: “Abbiamo già firmato un ordine del giorno per creare un comitato dei sindaci, delle istituzioni, e di tutte le altre forze sociali, che farà ricerche approfondite per trovare risorse finanziarie e soluzioni amministrative per la sicurezza”, ha spiegato Puccio. Un’iniziativa apprezzata dal sottosegretario Minniti, che ha sottolineato che “il patto per la legalità e lo sviluppo del soveratese, se firmato da tutti i sindaci, dal commissario provinciale e dal prefetto, può rappresentare un primo grande esempio per il resto della Calabria e far diventare quest’area, ora in difficoltà, capofila di una sperimentazione positiva”. Termine per realizzare il progetto: settembre. Un impegno di risveglio e attenzione a cui ora tutti guardano.

Teresa Pittelli

 

By Teresa

Giornalista, ora anche blogger, vive nei dintorni di Soverato con il marito Orlando e i due figli Viola e Luigi. Cerca di scrivere quello che di bello e di brutto succede nella sua terra, e conservare obiettività e serenità anche quando il contesto non aiuta.

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