A cinque anni dalla tragedia fari puntati sulla morte di Franco Nisticò: era evitabile?

Franco-NisticòA febbraio il tribunale sentirà l’unica dottoressa imputata

Franco Nisticò, combattivo presidente del Comitato per la Ss106 jonica, stroncato da un infarto durante una manifestazione pochi giorni prima di Natale di cinque anni fa, poteva essere salvato? Questo l’interrogativo che tormenta ancora i familiari e che sarà affrontato tra qualche settimana in tribunale, nel corso della prossima udienza prevista a febbraio 2015 nell’ambito del processo penale che tenta di fare luce sulla sua morte. Una scomparsa avvenuta in circostanze drammatiche, quando Nisticò al termine di un accorato e intenso discorso tenuto dal palco si è accasciato, stroncato da un infarto, tra lo sconcerto e il dolore di migliaia di persone che avevano marciato in corteo per la cittadina villese e affollato la piazza di Cannitello per dare avvio a una maratona di musica e spettacolo per dire no al Ponte di Messina. Unica imputata per quella morte, una dottoressa che era in presidio vicino alla zona della manifestazione, con un’ambulanza di tipo A dotata di strumenti adeguati al caso, ma che secondo l’accusa si sarebbe rifiutata di intervenire. La famiglia, costituita parte civile, alla scorsa udienza ha chiamato a testimoniare Peppino Pugliese, cardiologo e docente dell’Università di Parma. La perizia descrive la causa della morte di Nisticò come dovuta a un arresto cardiaco da “first event”, cioè una lesione “molto comune e affrontabilissima” se adeguatamente soccorsa.

E’ fin troppo evidente che nel caso del sig. Nisticò è mancato nelle primissime fasi dell’arresto cardiaco, quando maggiormente elevata è la possibilità di ripristino di un ritmo cardiaco normale mediante defibrillazione, la possibilità di operare una rianimazione in linea con i protocolli internazionali. Tutto questo è stato invece fatto dopo oltre mezz’ora all’arrivo in ospedale – si legge nella ctp – quando le condizioni di deterioramento metabolico erano così avanzate da non permettere il recupero”. E in attesa della nuova udienza del processo, per non dimenticare il grande contributo che Nisticò ha dato alla causa ambientale e infrastrutturale che a questo territorio e alla Calabria ha dato Nisticò, lo scorso 19 dicembre è stata organizzata una manifestazione che ha fatto il punto sui temi posti cinque anni fa. “Oggi il Ponte sembra un mostro sconfitto, anche se ogni tanto il suo fantasma riappare per stuzzicare interessi mai sopiti, eppure le condizioni per l’attraversamento dello stretto sono peggiorate in questi anni, mentre la ss106 continua a mietere vittime in un contesto in cui la Calabria è sempre più isolata, inquinata e vessata da problemi economici e infrastrutturali irrisolti”, spiegano gli organizzatori.

L’iniziativa è stata l’occasione per rilanciare la proposta di intitolare una strada a Franco, inviata sia a Renato Accorinti (a cura dell’associazione Basta vittime della statale 106), sindaco del Comune di Messina, che ai Comuni di Badolato e Villa San Giovanni (a cura del giornalista badolatese Mimmo Lanciano). E l’occasione può essere utile, perché no, a invitare anche il Comune di Soverato a prendere in considerazione la stessa idea.

Teresa Pittelli

 

 

By Teresa

Giornalista, ora anche blogger, vive nei dintorni di Soverato con il marito Orlando e i due figli Viola e Luigi. Cerca di scrivere quello che di bello e di brutto succede nella sua terra, e conservare obiettività e serenità anche quando il contesto non aiuta.

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