Soverato, cemento all’Ippica. “Meglio fermare subito i lavori”

tonino-riverso4-266x300Intervista all’architetto Riverso: “Sarebbe un danno minore alla collettività”

“Meglio fermare subito i lavori all’Ippica e pagare i costi sostenuti finora, che ritrovarsi con una struttura che deturpa il paesaggio, non risponde ai bisogni della collettività e porrà a breve il problema dei costi di gestione”. Interviene con chiarezza Antonio Riverso, vicepresidente Uia (Unione internazionale architetti) e vicepresidente onorario del gruppo Ares, oltre che professionista da sempre attivo nel territorio, sui lavori in corso al campo “Ippica”, in piena pineta marittima, finanziati dalla Regione con fondi europei nell’ambito di un progetto integrato di sviluppo locale.

Architetto Riverso, cosa c’è di sbagliato nell’intervento?

Direi che è tutto sbagliato. Ci sono aree votate ad alcune funzioni, come il godimento del verde pubblico e della bellezza paesaggistica, che vanno preservate da episodi edilizi di questo genere. Se proprio si voleva realizzare un servizio al campetto si potevano costruire spogliatoi minimali, anche in legno e mobili. La struttura in cemento è in-sostenibile e in-tollerabile.

Eppure il progetto è stato approvato da Comune e Regione.Foto lavori campo Ippica

Il problema non è tanto di qualità di architettura e di progetto, perché anche una costruzione di Renzo Piano lì dentro stonerebbe. Il punto è la mancanza di etica nel pensare di poter costruire in quel posto, ed è un problema che appartiene alla politica. Etica del territorio vuol dire progettare in armonia con i bisogni di quel luogo e quindi della cittadinanza: in questo caso qualsiasi esigenza diversa dagli spogliatoi, come la sala web, avrebbe potuto trovare spazio in altri posti, magari andando a rigenerare periferie degradate e dimenticate.

Perché anche le altre istituzioni coinvolte hanno dato parere positivo?

Evidentemente c’è stata una sottostima generale sull’impatto dell’intervento. I Comuni talvolta per non perdere il finanziamento europeo, sottoposto spesso a tempi molto stretti, fanno pressing per l’approvazione di un progetto, magari perdendo di vista tutte le valutazioni da fare. Le incapacità amministrative unite alla cecità della politica possono creare grosse incongruenze.

Ma ci si poteva mobilitare prima?

L’amministrazione comunale quando decide interventi così importanti per la vita e l’identità collettive dovrebbe aprire un dibattito molto più esteso. Se l’oggetto viene calato dall’alto e non risponde a una reale necessità del territorio si prospetta anche il problema dell’utilizzo. In questo caso, con il Comune in difficoltà finanziaria, come si farà a mantenere la struttura? Sarà data in mano ai privati e tolta alla comunità?

Cittadini e comitati stanno protestando. Si può ancora fare qualcosa?

Meglio fermarsi ora che la spesa è stata relativa e l’eventuale demolizione ancora possibile, mentre il guasto al territorio non è stato ancora perpetrato. A questa ondata di indignazione collettiva dovrebbe unirsi l’intero comprensorio soveratese, perché Soverato rappresenta uno dei più bei paesaggi italiani. Un bene comune da difendere rispetto a questa molteplicità di interventi intorno al lungomare che diventa invasiva. Non si può continuare a costruire, bisogna avere il coraggio di dire basta.

Teresa Pittelli

 

By Teresa

Giornalista, ora anche blogger, vive nei dintorni di Soverato con il marito Orlando e i due figli Viola e Luigi. Cerca di scrivere quello che di bello e di brutto succede nella sua terra, e conservare obiettività e serenità anche quando il contesto non aiuta.

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