VIDEO | La favola dei moderni Giulietta e Romeo catanzaresi

Come mestamente commentava Drew Barrymore, vestendo i panni della scrittrice Beverly D’Onofrio: “una giornata può risolverti la vita, una giornata può rovinarti la vita, tutta la vita è fatta di quattro o cinque giornate che cambiano tutto quanto…”. A volte però non serve arrivare a cinque giorni. A volte ne basta uno solo che racchiude in sé gran parte del significato della nostra esistenza. È questo il caso di una ragazza di Catanzaro, o per meglio dire “catanzarese per scelta”, per la quale il 14 febbraio non è solo la festa degli innamorati ma anche la somma di alcune delle più importanti fasi del suo percorso di vita. Infatti, oltre a festeggiare il proprio compleanno, Beata, polacca di origine, oggi acquisisce ufficialmente la cittadinanza italiana, dopo aver suggellato il proprio amore con Ennio, catanzarese, sempre il 14 febbraio, nel 2011. E per farlo ha scelto una cerimonia originale, che l’ha legata a doppio filo con la città dei tre colli e la sua storica cultura. Tre anni fa, per l’appunto, le sue nozze furono celebrate in costume, alla presenza dell’allora assessore al Turismo, Roberto Talarico, con l’intento di omaggiare un grande amore, molto più vero e romantico di quanto non fosse la più nota storia fra Giulietta e Romeo, che tanto fa sognare gli innamorati di ogni era. Si tratta della tormentata vicenda che legò Rachele De Nobili e Saverio Marincola.  Intorno a metà dell’Ottocento, questi due giovani di Catanzaro, eredi di due famiglie contrapposte a livello politico, essendo i De Nobili liberali e i Marincola fedeli al sovrano borbonico, s’innamorano perdutamente e seppur consci delle difficoltà che avrebbero attraversato, vissero con coraggio e umiltà il loro sentimento. Si racconta infatti che ogni mattina Rachele si affacciasse dal balcone di palazzo De Nobili per poter guardare, anche se solo per pochi istanti, l’amato che passava sotto la finestra e che lui, per farsi riconoscere dalla sua bella tramite il suono degli zoccoli, avesse fatto ferrare il proprio cavallo in argento. Purtroppo, quasi si trattasse dell’opera shakespeariana, gli sviluppi del loro amore ebbero un tragico epilogo: Domenico, fratello di Rachele, scoperta la relazione fra i due, uccise Saverio a colpi di carabina e, pertanto, fu costretto a rifugiarsi a Corfù per non incorrere nella condanna. Dal canto suo, la sventurata Rachele divenne suora nel Convento delle “Murate vive” a Napoli, per poter espiare il dolore della sua devastante perdita. In più, anche questa, come tutte le faccende degli uomini, ha avuto ripercussioni sulle sorti di altre persone. È di storica memoria infatti che negli anni in cui Domenico si esiliò a Corfù, i fratelli Bandiera fossero in procinto di predisporre una spedizione in appoggio ai moti indipendentisti calabresi, per stimolare la liberazione della nostra terra dai Borboni. Pertanto, sempre si racconta che il rampollo dei De Nobili, appresa la cospirazione, decise di denunciare i dettagli alle autorità borboniche, così da vedersi concedere il condono della pena che lo aveva spinto lontano da Catanzaro. E così fu: i Bandiera, che erano approdati a Crotone, furono intercettati a San Giovanni in Fiore, assaliti e imprigionati. Oggi a più di 150 anni da quella tragica fine, c’è ancora chi ritiene che il fantasma dell’infelice Rachele aleggi fra le stanze del Palazzo comunale, visto che la finestra da cui si affacciava per rimirare il suo Saverio è stata murata. Almeno, questa mattina, quella stessa sede che fu teatro di orrori e anime straziate, ha avuto l’occasione di esser testimone di un momento gioioso, di una conquista importante, di un amore che non si spezza e che supera le barriere culturali e civili, che fa sperare nei sentimenti ma soprattutto nell’amore verso questa terra. In un momento così arduo per la Calabria, ma anche per tutta l’Italia, infatti, in cui i cittadini si arrendono alla crisi e ai problemi e preferiscono fuggire nella speranza di assicurarsi un futuro, è consolante assistere a storie come quella di Beata che ha deciso di seguire il suo amore anche lontana da casa. Quale miglior storia per omaggiare San Valentino?

Rachele e Saverio, Beata ed Ennio: due storie d’amore a distanza di secoli segnano il San Valentino catanzarese. Rachele e Saverio rappresentano l’amore tormentato ed ostacolato, reso vano dal tentativo di offuscarlo, ma reso eterno dalla profondità dei cuori. Questa è la storia di due innamorati che nell’ottocento tentarono di superare le barriere imposte dalle loro famiglie ma alla fine videro il loro amore sopraffatto dall’odio e dai contrasti politici. Oggi però Rachele e Saverio avranno di che essere felici, perché la loro storia d’amore ha trovato riscatto in Beata ed Ennio. Un amore moderno che valica i confini culturali e sociali. Un amore che si concretizza e diviene simbolo della festa degli innamorati. Infatti Beata, d’origine polacca, ed Ennio, catanzarese, si sono sposati nel 2011 proprio nel giorno di San Valentino ed oggi Beata, oltre a festeggiare l’anniversario di nozze e il suo compleanno, è diventata cittadina italiana. Anche nel 2014 dunque le favole possono diventare realtà.

Ilaria Stanà

 

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