Il ragazzo che si era addormentato sul materassino: «Era bucato e faceva tanto freddo»

Se la prende con i soccorritori che l’hanno lasciato in mare per circa sei ore. «Non capisco perché non mi hanno trovato prima, stavo per morire di freddo». Va giù duro Luigi Vazzana, reggino, 28 anni, il naufrago ritrovato sotto costa nelle acque antistanti l’abitato di Scilla e non vicino alle coste di Messina, come si era detto nell’immediatezza. «Devo la vita a me stesso, perché sono stato capace di non perdere la testa, di usare il cervello e risparmiare le forze – spiega al Corriere -. Dopo essermi tuffato, portandomi dietro il materassino, mi sono sdraiato a pancia in su e forse, ho avuto un colpo di sole, insomma sono svenuto. Mi sono svegliato dopo circa venti minuti che ero già distante dalla riva.

Ho cercato di girarmi ma, nel farlo, ho notato che il materassino si era bucato». Il suo racconto, però, non aiuta a chiarire tutti i punti oscuri di questa storia. Luigi Vazzana afferma, infatti, di aver perso conoscenza per un brevissimo lasso di tempo, una ventina di minuti. Si sarebbe tuffato in acqua alle 18.30, quando il sole deve ancora tramontare nello Stretto, era quindi possibile individuarlo facilmente. L’allarme è stato lanciato dai suoi amici intorno alle 19 e 15 e un quarto d’ora dopo 4 mezzi della Capitaneria di porto di Reggio Calabria erano alla ricerca del giovane.

Da Catania, si è alzato in volo un elicottero della Guardia Costiera. Lo specchio di mare antistante le coste di Scilla è stato perlustrato palmo a palmo, ma del naufrago nessuna traccia. Un’ora dopo la mezzanotte il ragazzo è stato localizzato vicino agli scogli sotto il Castello Ruffo, direzione Bagnara Calabra. «Quando mi sono accorto di essermi allontanato dalla riva mi sono stretto il materassino bucato al petto, per ripararmi dal freddo. Non ho visto nessuna nave o imbarcazione passare nelle vicinanze».

Eppure nello Stretto di Messina in questi mesi il volume di traffico giornaliero è elevato. «Non ho pensato di morire annegato, piuttosto per ipotermia. Sentivo il corpo ghiacciato, i denti battevano da soli. Ho persino vomitato». Luigi Vazzana è stato naufrago per sei ore. «Non mi sono sconfortato, però. Dicevo: domattina mi ritroveranno e intanto, per non pensare, guardavo dal mare i fuochi pirotecnici per i festeggiamenti in onore di San Rocco, protettore di Scilla».

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