Un appello per le aree interne della Calabria

Albero di pero Viteralise in via di estinzione

Albero di pero Viteralise in via di estinzione

“Non si dimentichino le aree interne della Calabria che sono il cuore pulsante di una terra antica”. Condivido questo appello che ha fatto il sindaco di Torre Ruggiero Pino Pitaro al presidente Mario Oliverio. Anche io ritengo quanto mai opportuno e strategico per l’economia di tutta la regione, ripartire dagli uomini e dalle donne delle zone interne perchè la Calabria, la cui vita si è svolta per secoli all’interno e nelle montagne, è stata terra di viaggi, di passaggi, di scambi , di cultura. Terra di scambi e di rapporti tra le sue genti, scambi che avvenivano in occasione delle fiere .

Bisogna rivedere la facile affermazione che gli insediamenti montani Calabresi siano dovuti alla necessità di fuggire alle continue minacce dell’invasore ( I Saraceni ) o alle condizioni malsane imputabili alla malaria. In realtà la popolazione Calabrese ha scelto da prima di abitare le aree interne e non è stata una necessità.

E’ nella pratica colturale delle zone interne che si sono sviluppate l’agricoltura e la zootecnia che hanno permesso la sussistenza delle popolazioni mantenendo l’equilibrio idrogeologico .Esse costituiscono il patrimonio di saperi dei suoi abitanti da cui ripartire perché sono convinta che la struttura familiare e di piccola scala dell’agricoltura di montagna sia un modello da prendere ad esempio.

La Calabria non è un paese di mare, come si suol credere, ma di montagna, di collina. E’ da soli 5 secoli che i calabresi si sono spostati sulle coste. I recenti fenomeni di abbandono, degrado e decadenza, sono piuttosto il risultato di scelte compiute in epoca contemporanea, sotto la spinta di un progresso che si è rivelato distruttivo per l’intera regione( cementificazione delle coste, disseminazione di seconde e terze case,proliferare di periferie che accerchiano le città).

faggetaE’ quindi dalla catena degli Appennini e dalle zone interne (il Massiccio del Pollino, la Sila, il Reventino , le Serre, l’Aspromonte) che bisogna ripartire per ridare senso ai luoghi , per dare opportunità di lavoro ai giovani ed una rete di servizi che gratifichi gli abitanti e che consenta loro di vivere dignitosamente. All’interno di questa prospettiva la montagna riacquista una nuova centralità con le sue risorse, con i suoi paesaggi, con la sua biodiversità, con i suoi borghi accoglienti, con le nuove forme di economia, con la sua sensibilità e consapevolezza.

Su questi punti, speriamo di poter avere un confronto con il presidente Oliverio, per presentare il nostro progetto Slow Food del manifesto “L’Appennino che verrà”. Molte comunità, associazioni, produttori e sindaci delle nostre aree interne si stanno confrontando all’interno di questo percorso e se la proposta di Pino Pitaro è quella di istituire una delega per le aree interne, ben venga questo nuovo approccio al territorio .

Marisa Gigliotti
Referente Slow Food Calabria progetto “L’Appennino che verrà”.

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