Catanzaro – Centri commerciali, domenica stop

La proposta di Sgrò (Confesercenti) per ridare vita ai negozi di corso Mazzini

giovannisgroCOSA fare per rianimare le attività commerciali dei centri storici? Chiudere i centri commerciali la domenica. Per Giovanni Sgrò, del direttivo provinciale di Confesercenti, la risposta è a portata di mano. Chiuderli, perché fanno «concorrenza alle città soprattutto per l’offerta di varietà di negozi e per l’opportunità (solo italiana) di averli aperti anche di domenica». Per il rappresentante di Confesercenti il problema lo vive Catanzaro, la vive Lamezia Terme, la vive Soverato e tutte le comunità che hanno visto proliferare negli ultimi 10 anni i centri commerciali.
Dalla sua parte, il decreto Bersani (fine anni ‘90) sulle liberazioni, che prevedeva otto domeniche a scelta e 4 obbligatorie prima delle festività importanti (Natale, Capodanno, festa padronale), con una deroga messa sul tavolo: se il Comune è turistico, il sindaco può decidere di far aprire tutte le domeniche. Così, la Regione Calabria ha inviato un questionario a tutti i 409 comuni, chiedendo loro se si ritenessero turistici o meno. Facile: tutti hanno risposto sì. Un record, un’anticipazione rispetto a tutte le altre regioni d’Italia. Visto solo dopo una decina di anni, il Governo Monti con il provvedimento Salva Italia (2012) ha liberalizzato in tutte le regioni le aperture domenicali, promettendo aumento del Pil e di occupazione.
Un occhio alla Calabria e un altro all’Europa, dove la macchina organizzativa funziona diversamente: «In nessun Paese, dall’Austria alla Germania, dalla Francia alla Spagna, passando per il Belgio e la Grecia, vi è libertà di apertura tutto l’anno o per tutte le domeniche e/o tutti giorni festivi, tranne per alcune eccezione per le aree turistiche o a zone ben individuate nei centri storici e con le dovute deroghe ma con le dovute imposizioni fiscali e sempre di orario»La sostanza, le conseguenze, si riassumono così, con esempi pratici: «Soverato, Catanzaro, Lamezia Terme come tante altre città hanno visto nei loro centri storici una desertificazione commerciale crescente. Penso ai piccoli paesi collinari dove i negozi rappresentano la parte vitale della comunità. Pensionati e persone non automunite sono già e lo saranno sempre più in difficoltà nel reperire i beni anche primari. Chiedo provocatoriamente una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori riguardo la riconquista della domenica come giorno di vero svago e sano divertimento: basti pensare al cinema, teatro, musei, luoghi d’arte, gite, agriturismi, e luoghi di socialità di un’agorà ritrovata per le famiglie».

Edoardo Corasaniti (Quotidiano della Calabria)

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