Nutraceutica e Nutrigenomica, testimonianze e prospettive scientifiche

Al centro commerciale “Marconi” di Cosenza il progetto culturale “Naturium” 

GarritanoMercoledì pomeriggio alle ore 18.00, presso la sala conferenze del centro commerciale “Marconi” di Cosenza, convegno dedicato ai temi della Nutraceutica e della Nutrigenomica. Introdurrà i lavori il dottor Francesco Garritano, nutrizionista, coinvolto nel progetto di divulgazione culturale e scientifica “Naturium” promosso dall’imprenditore soveratese Giovanni Sgrò. Ampio spazio sarà dedicato alla originale testimonianza del signor Piero Guzzo (associazione “Reversione genetica”), che ha personalmente sperimentato in Perù i percorsi curativi che fanno capo alle ricerche del medico genetista Simeon Nimer nella lotta alla distrofia muscolare e alle altre malattie genetiche. Guzzo, alla luce del suo vissuto concreto in Sud America, parlerà di Nutrigenomica e combinazioni alimentari, citando anche le fonti bibliche che hanno ispirato Nimer nel suo complesso lavoro scientifico. Non mancheranno gli accenni su come controbattere i radicali liberi (bagni di sabbia, bagni a vapore, ecc.), sul passaggio dai polifenoli alla vitamina Pp fino a raggiungere l’enzima NadPh, sulle caratteristiche e proprietà di alcuni cereali senza glutine. Il tutto corredato da foto e resoconti in viva voce direttamente dal Perù. Tra gli ospiti del convegno anche il signor Antonio Diaco, recente protagonista del programma tv “Le Iene”, su Italia 1, balzato agli onori della cronaca nazionale per la sua svolta crudista e vegana nella lotta disperata ma, alla fine, vincente contro il cancro. Abbiamo chiesto al dottor Francesco Garritano di esporre in sintesi i contenuti generali dell’iniziativa di mercoledì pomeriggio, a Cosenza.
Cosa si intende per Nutraceutica e Nutrigenomica?
“Nutraceutica e Nutrigenomica sono due termini di recente assimilazione nel vocabolario del grande pubblico. Recentemente si è molto discusso tra la correlazione fra cibo e Dna ed è in questo contesto che si individuano questi nuovi termini. Si tratta di un campo relativamente nuovo della medicina molecolare, che esamina i rapporti tra la nutrizione e il patrimonio genetico individuale di ogni singolo individuo. Gli studi degli ultimi anni confermano sempre più la connessione tra l’alimentazione e i geni perché il cibo può accenderli o spegnerli modificando la loro espressione: il Dna non si può cambiare, ma è possibile intervenire sui meccanismi con cui la dieta può attivarlo o disattivarlo. Nel Dna esistono circa 35.000 geni, la maggior parte dei quali sembrerebbe funzionare in relazione alle sostanze nutritive ingerite. Questo darebbe ragione alle antiche medicine orientali che da millenni sostengono la correlazione tra cibo e salute: solo per fare un esempio, nella macrobiotica non esistono farmaci se non i cibi stessi, i quali vengono utilizzati come rimedio per le più comuni malattie”.
Dunque, una nuova frontiera della scienza che contiene una grande speranza per l’umanità?
“Che lo stesso cibo ingerito provoca diverse conseguenze in individui diversi oramai sembra cosa risaputa da tutti, ma se da un lato si è appunto studiato come il nostro corredo genetico regola la risposta individuale al cibo che ingeriamo dall’altro lato si è guardato a come il cibo può cambiare l’espressione genetica. E’ in quest’ottica di ricerca e comprensione che la genomica nutrizionale sta cercando di capire come diversi cibi e nutrienti possano portare sollievo e cura verso alcune malattie cosiddette genetiche come Alzheimer, cancro o la sclerosi multipla. Cibi che funzionino come mattoncini di blocco o semplici operai riparatori dei geni malati o difettosi. Suggerire questa come una cosa improbabile oramai non è più accettabile. In un regime dietetico sano, volto al recupero della forma fisica fare uso di alcuni cibi funzionali detti anche nutraceutici deve essere una cosa prioritaria; ovvero fare uso di alimenti che hanno una funzione benefica sulla salute umana, inclusi la prevenzione e il trattamento di una malattia non può più essere trascurata. Ecco perché le classiche diete che si fondono sulla semplice riduzione calorica non producono benessere né nel soggetto sano e né nell’individuo con patologia; sacrificio, fame e rinuncia non sono di aiuto, mentre individuare i cibi funzionali, incrementare i nutrienti giusti che accendono o spengono i nostri geni ed eliminare tutto quello che è modificato, raffinato ed edulcorato può avere una risposta estremamente positiva sia in soggetti in sovrappeso o obesi e sia in soggetti con patologie invalidanti. Lavorare sulla nutrizione e con la nutrizione può dunque migliorare lo stato di salute dell’uomo in tanti suoi aspetti”.
 

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