E adesso, Oliverio?

Mario Oliverio

Mario Oliverio

 Vi aggiorno intanto dei primi esiti del referendum a chi ha fatto più danno (politicamente parlando, ovvio: per il resto, santi subito). La mia proposta Chiaravalloti ha ottenuto consensi; ma un amico bene informato mi fa notare che senza dubbio fu peggio Veraldi Nanà; ottiene voti anche Scopelliti; gli altri, non se li ricorda nessuno, tranne chi, pateticamente, mi fa notare essere stato Guarasci un uomo di cultura; facile per me rispondere che non c’entra un piffio, e anch’io sono un ottimo grecista classico, un mediocre ciclista e uno zero come giocatore di pallacanestro per evidenti motivi. Vi informerò man mano.

 Più se ne sa, più viene da ridere piuttosto che arrabbiarsi. Quei (presunti) mascalzoni non rubavano diamanti e perle come i pirati della Tortuga, né il tesoro di Alarico che sta da qualche parte a Cosenza o quello dei Templari (i Templari veri, non le bufale) che sarebbe a Gisors; ma no, non sono gente da oro del Reno, per il quale bisogna ammazzare niente meno che un drago. Sono ominicchi, figli nipoti pronipoti di ominicchi, e grattano il gratta e vinci e si portano a casa il televisore e si pagano le cene per moglie e amante; amante, s’intende, la segretaria compiacente, se no chi li vuole? Insomma, mi fanno un (presunto) schifo umano.

 Ora Oliverio, che prima era con tre su sette, ora è cappotto: sette a zero; e tutti gli assessori in atto e in potenza impallinati da qualche gratta e vinci e cena. Dice che nominerà una giunta “rinnovata”, frase buffa, perché il rinnovamento non lo ha deciso lui ma il giudice. Comunque, le possibilità sono le seguenti:

  1. Oliverio trova sette persone oneste e capaci e senza carboni bagnati: boh! All’asilo, forse, onesti; capaci, dove? NOTA: A me preme che siano capaci; non mi spiace che siano anche onesti.
  2. Oliverio ne trova tre onesti e quattro che invece dopo una settimana glieli arrestano a giusta ragione, e siamo punto e da capo.
  3. Oppure, sorpresa: si legge che le cosiddette opposizioni, mute finora come tombe di notte fonda, all’improvviso si svegliano come fa Judy, la mia cagnetta, quando sente odore di cibo! E offrono a Oliverio la loro “collaborazione”, ovverosia spartizione di assessorati. Se ciò avvenisse, saremmo al vomito politico e antropologico. Già, non posso immaginare i democristiani fuori dal potere!
  4. Oliverio si dimette, e torniamo, prima o poi, a votare: votare per chi?

Qui sta il punto. Le sedicenti forze politiche calabresi sono, grosso modo, in queste condizioni:

  • il PD è diviso in 666 “correnti” che si scannano a vicenda da Soverato al resto della nostra colpevole e infelice terra;
  • Forza Italia e roba del genere escono da un quinquennio di Scopelliti per dir male del quale non ci sono parole;
  • NCD si è già sistemato con Oliverio;
  • varie ed eventuali senza peso.

 Ma non è un fatto di sigle e di politicanti. Il dramma secolare della Calabria è che non c’è un’idea, un progetto, un programma, una speranza. E qui la colpa non è del (presunto) schifoso topolino che divora formaggio e grattini, (presunto) miserabile. La colpa è delle seguenti categorie:

  • le università, che non fanno sentire la loro voce su nessunissimo argomento, non dico politico ma nemmeno tecnico; idem per la scuola;
  • le gerarchie ecclesiastiche, che condannato il peccato e mai il peccatore: non è educato;
  • gli scrittori foraggiatissimi, che campano di antimafia segue cena, e mai uno di loro che abbia preso una qualsiasi posizione su un problema qualsiasi;
  • la stampa che è sempre molto politicamente corretta. Vi faccio un esempio: quando a uccidere “il piccolo Cocò” era la mafia, ottocento articoli al giorno (senza fare nomi!); quando hanno scoperto che sono stati gli zingari, il povero bimbo è scomparso da ogni pagina interna del più sconosciuto giornale; idem per Franco Corbelli chi era costui!
  • l’opinione pubblica, la quale è silenziosa come un disco rotto.

Che andiamo a votare domani, sono solo soldi sprecati. Ripeto che ci vorrebbe un commissario per almeno dieci anni, con pieni poteri.

Ulderico Nisticò

 

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