Dante e la Calabria di Stanislao De Chiara, una prestigiosa ristampa

È tornata alla luce  nella “ Biblioteca classica Dantesca” dell’editore Forni,  l’opera  Dante e la Calabria del cosentino Stanislao De Chiara (1856-1923), stampata  per la prima volta a Cosenza nel 1894. mentre si realizzava l’Unità d’Italia, senza tuttavia cancellare l’identità regionale, e poi – «in gran parte rifatta e notevolmente accresciuta» nel 1910 , ora arricchita dall’introduzione di Pietro De Leo e dalle note di Eugenio De Rose, con la presentazione del presidente dell’Accademia Cosentina avv. Ernesto d’Ippolito.

Il prezioso saggio del De Chiara si articola in sei  parti; la prima : Vocaboli col dialetto calabrese; la seconda: I luoghi della Calabria citati da Dante : Crotone, Cosenza e Scilla ; la terza : I personaggi calabresi rammentati da Dante; la quarta : Canti della Divina Commedia tradotti in dialetto calabrese; la quinta : Opere dantesche di autori calabresi in ordine alfabetico di autore; la sesta: Notizie su alcuni dantisti calabresi; seguita da tre Documenti : un profilo di Bartolomeo Pignatelli inserito nel  Liber praebendarum della Cattedrale di Cosenza compilato nel 1826, una breve nota su fr. Tommaso  de Leontino tratta dalla Biblioteca dei Predicatori ; e  un  documento di  Carlo I anno del 1269.

Il De Chiara aveva inteso così  evidenziare il grande interesse degli intellettuali del Mezzogiorno verso l’Alighieri , ricordando che nelle Accademie locali, già prima dell’Unità d’Italia si erano distinti studiosi come Gian Vincenzo Gravina che, a differenza di Sertorio Quattromani , l’abate Salfi e Luigi Settembrini, che aveva vinto la cattedra di eloquenza nel collegio di Catanzaro.

Cita inoltre Domenico Mauro, che nel 1840  dette alle stampe le  Allegorie e bellezze della Divina Commedia e specialmente Vincenzo Gallo  “il chitarraro di Rogliano”, uno dei più grandi poeti calabresi il quale iniziò nel Pitagora di Scigliano la traduzione in dialetto calabrese dell’Inferno, mentre Leonardo Antonio Forleo pubblicò alcuni brevi commenti ai diversi canti e Onofrio Simonetti si soffermava su la  Filosofia di Dante  contenuta nella Divina Commedia, come del resto aveva già fatto, ispirandosi al Paradiso, Giuseppe Compagna nel suo poemetto L’abate Gioacchino.Tutti corregionali, alcuni dei quali – tradizionalisti o progressisti – rimarcavano il valore della calabresità: un valore che va sempre tutelato e scoperto soprattutto dalle giovani generazioni.

Un bel regalo di Natale  che l’editore Forni fa alla nostra regione, e a tutti i Calabresi in Italia e nel mondo.

 

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