Gli Itali e il re Italo

toro_lupa La decisione finale sull’intitolazione palazzo della Regione è per gli Itali. Così si lesse in qualche trafiletto, poi non se ne parlò più da almeno un mese. Mistero? Boh! Intanto cerchiamo di capire chi furono questi Itali.

 Si tratterebbe di un popolo protostorico, o forse solo mitico, come il loro re Italo. Da buon possessore di una fama consolidata di distruttore di miti e luoghi comuni in Calabria tipo sbarco di Ulisse, mi viene il dubbio che sia un’altra fantasticheria calabrese tipo Templari o nascita di san Gennaro. E invece, a costo di stupire i lettori, mi rispondo che stavolta no, stavolta il mito è vero.

 Un ossimoro: come fa un mito a essere vero? I miti popolari lo sono tutti, basta non prenderli proprio alla lettera; non lo sono quasi mai i miti dotti. Di Italo parlano molti e autorevoli storici greci e latini in età molto antiche.

 Tucidide, il grande storico del V secolo a. C., dice che Italo fu re dei Siculi, il popolo che discese dalle Alpi fino alla Sicilia, e lasciò tracce anche da noi, se pensiamo alle tombe di Soverato. Il sommo filosofo Aristotele lo vuole re degli Enotri, e così Dionigi di Alicarnasso. E gli Itali?

 Qui ci addentriamo in una complessa questione di etimologia: Italo, greco Italòs, potrebbe essere (v)itulus, se consideriamo che il suono di v in greco sparisce all’inizio di parola e tra vocali; Italo sarebbe l’eponimo di un popolo il cui totem sarebbe il vitello, il toro degli Italici. Così lo intendono Apollodoro e Varrone.

 Ma se l’etimo fosse riconducibile a vitis, allora torneremmo agli Enotri, il popolo del vino.

 La domanda più delicata, ora: Italo è esistito davvero?  È un eroe eponimo, e in moltissimi casi del genere la questione può essere affermata e rovesciata: o è Romolo a dare il nome a Roma, o Roma a dare il nome a Romolo. Italo ci viene presentato come un fondatore di Stato, riunendo attorno a sé i popoli o con la politica o con la guerra e la forza, e facendoli stanziali; e usando il simbolico rito confederale dei sissizi.

 Da Italo e dagli Itali prese il nome l’Italia. Sì, anche stavolta non siamo di fronte a cattive traduzioni dal greco, sofismi e intellettualismi posteriori e vanagloria tipo mio nonno era barone. Diodoro Siculo chiama Italiotai i Greci abitanti da Taranto a Reggio, contrapposti ai Sicheliotai di Sicilia. I Romani chiamarono Italici i popoli di lingua oscoumbra loro rivali e poi alleati; e quando nel 91 a.C. scoppiò la Guerra sociale, cioè degli alleati ribelli, questi coniarono una splendida moneta con il simbolo del toro italico che schiaccia la lupa romana, e la scritta retrograda Vitelia.  La memoria evidentemente non andò perduta. Il nome d’Italia si spinse a tutta la Penisola, e con Augusto alle Alpi. Il suo prestigio storico fece sì che superasse il rischio di essere soppiantato dalle medioevali Longobardia o Lotaringia; e, pur nella divisione politica, si disse sempre Italia tutto ciò che andava dalle grandi isole a, secondo Dante, il Taro e il Carnaro.

 Vediamo se la notizia dell’intitolazione del palazzo regionale agli Itali torna alla cronaca.

Ulderico Nisticò

 

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