Cassiodoro vivo a Squillace

maruca La piazza di Squillace borgo è divenuta teatro per Cassiodoro: “Vivario dei pesci e delle anime”, di e con Ulderico Nisticò, regia e interpretazione di Mario Maruca, scenografia di Carmela Commodari.

 Sono stati rappresentati quattro quadri per singoli momenti dell’esperienza umana e culturale di Cassiodoro: Il politico, Il teologo, Il territorio, La morte.

 Il pubblico, scelto e attento, è stato, a suo dire, avvolto in un alone di patos, ascoltano il testo adeguatamente recitato. Ne diamo qui un saggio, con i versi scritti e letti da UN, e con la preghiera intensamente recitata da Mario Maruca.

ADDIO A CASSIODORO

Nell’ora del crepuscolo sereno,
congedalo, Signore: egli è ormai emerito
come un anziano legionario, un lento
contadino per gli anni, come quercia
piegata dalla Borea. Tutto ha fatto
che gli ordinasti: per il suo buon re;
per la patria italiana; per le vasche
e le anime del suo Vivario; e i libri;
e la musica e il canto e il rito e monaci
in disciplina. Gli fu data in sorte
troppo lunga giornata della vita,
da quando ancora trionfava Roma
a  questi tempi nuovi che, moderni,
e resi luminosi dalla Croce,
altri vedranno e non lui. Che qualcuno
si ricordi di Aurelio Cassiodoro
nel Bruzio, tra le acque di Ravenna,
dovunque sparse l’opera feconda
del lavoro e dell’agile pensiero.
E a voi, genti della mia terra, duri
aratori di campi, marinai,
domatori di capre, cavalieri,
operai, maestri di bottega,
cittadini pensosi, in questa roccia
tra mari e nevi, a voi la gloria e forza
ontro ogni male, dovunque si dica
che voi del Bruzio, o con un altro nome
siete gente devota e fiera e ferma
e avvezza alla fatica, e dotti, e nobili.
E dalla tomba quieta in vista al mare,
dalla terra leggera verde viva
in mezzo a voi resti anche la sua anima:
l’anima di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore.

PREGHIERA

Signore, poiché in noi non c’è come ricompensarti ma in te c’è sempre ciò che ci doni, strappa me a me stesso, e conservami in te. Combatti ciò che io ho fatto e rivendica ciò che tu facesti. Sarò mio, se sarò tuo. Via senza errore, verità senza ambiguità, vita senza fine, donami di odiare il mio danno e amare ciò che può giovarmi. In te porrò la felicità, a me attribuirò sempre le avversità, e saprò quanto sia nulla senza di te. Conoscerò quale io possa essere assieme a te. Capirò chi sono per essere capaci di giungere a ciò che non sono. Infatti, come senza di te non iniziammo ad esistere, così senza di te non siamo in grado di giovare. Cadono senza dubbio in rovina tutte le cose che sono separare dalla pietà della tua potenza. Amare te è salvarsi; temerti è godere; trovarti, crescere; perderti è perire. È più nobile servire te che ottenere i regni del mondo, e giustamente, giacché da servi figli, da empi giusti, da prigionieri siamo resi liberi. Perciò contro i nostri peccati si levi la difesa della tua misericordia, che è data ai miseri in testimonio del tuo nome,  affinché redenti da quella triplice condizione sentiamo a noi propizia la Trinità. Chiediamo perché lo comandi, bussiamo perché lo disponi, e senza fine preferisci donare, tu che sempre ci esorti a pregarti.

Ulderico Nisticò

 

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