Automobili a Gioia Tauro e l’Isotta Fraschini

Auto-1 Notiziona: un Fondo d’investimenti americano, detto LCV, e le Regioni Puglia e Calabria e una tal Invitalia hanno firmato un patto al fine di produrre, sì, proprio in Calabria e Puglia, delle automobili “innovative”; a Gioia Tauro verrà “assemblato” il motore. Così leggiamo sulla stampa e sentiamo in tv.

 Una premessa metodologica e concettuale. Chi scrive è sempre e in ogni caso favorevole a qualsiasi cosa richieda lavoro e produca lavoro e denaro: lavoro, non “posti”. Da umanista genuino e da reazionario qual è, ritiene che il mondo sia opera dell’uomo e non delle erbette e farfalle, e che il progresso sia migliore di ogni presunto bel tempo che fu. Perciò sono contentissimo se a Gioia Tauro produrranno auto, e ancora più contento se innovative.

 Però, che brutta disgrazia, avere buona memoria! E chi scrive si ricorda subito dell’Isotta Fraschini, sì, proprio il fabbricone di Gioia Tauro (guarda caso) degli anni 1980, che doveva produrre una lussuosissima automobile stile 1920, costo unitario 300.000.000, sì, davvero, trecento milioni di lire dell’epoca a esemplare; e che non produsse un accidenti, manco un triciclo a pedali da trentamila lire, salvo che un giorno venne presentata un’Isotta Fraschini al Salone di Ginevra; e siccome a Gioia non c’era un solo macchinario, manco un temperamatite, dove fosse stata fabbricata restò e resta un mistero che tutti, politica e magistratura in testa, si sono adoperati affinché restasse tale, mistero. E volarono via soldi per destinazione tuttora ignota.

Auto-2 Perciò è meglio se ci pensiamo prima, alla fabbrica delle automobili innovative. Intanto, da quel che si legge, il motore verrà “assemblato”, cioè arriva già fatto, e a Gioia Tauro lo avvitano. Poi bisogna mandare l’assemblato in Puglia, dove intanto in qualche modo fanno la scocca. Pare già una cosetta complicata. Ma passi: il Meridione, e la Calabria peggio, non è in grado di scegliere, e se ci capita una manna dal cielo, bisogna cogliere l’occasione.

 Sì, ma con delle logiche condizioni. Sapere con certezza i tempi entro i quali iniziare i lavori; avere garanzia che il fondo americano non arraffi denaro e se ne vada via alla prima scusa – abbiamo visto anche questo -, bensì dia garanzia di lungo periodo; accertare che le automobili innovative esistano davvero e abbiano un mercato vero; badare al personale, che sia all’altezza, e, almeno in parte, calabrese; evitare diavolerie come consigli d’amministrazione di qualche ventina di politicanti falliti da riciclare: un rappresentante della Regione basta e avanza, e poi si rapporti lui con il territorio. Sindaci e assessori sono già pagati.

 Un corollario: una decina d’anni fa la Calabria detenne il primato nazionale di apertura di nuove industrie, circa mille; l’anno dopo ne restava una, 01! Politici tagliarono nastri ed ecclesiastici impartirono benedizioni a capannoni rigorosamente vuoti. Prima di celebrare la fabbrica e disturbare Nostro Signore, aspettiamo che dentro il parallelepipedo di cemento ci siano macchinari e operai, e il tutto in funzione.

Ulderico Nisticò

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