Uno vincerà

Comune Soverato Dire che uno vincerà pare una banalità e ovvietà, ma, se ci pensate bene, amici miei, è proprio la chiave del problema. Ricordo, a beneficio dei giovani e men che quarantenni, che questo sistema maggioritario non fu l’unico nella nostra cronaca politica; e prima si eleggeva solo il Consiglio comunale, e questo, cioè i partiti, eleggevano il sindaco. Sistema fonte di corruzione senza fine, e si pensò bene di cambiarlo: chi piglia un voto in più, vince; quindi, uno vincerà, anche a Soverato. Vedete che non è così semplice? Ma cambiammo in peggio, a quanto pare.

 Girano per la fu Perla numerosissimi nomi di candidati, provvisori o definitivi o ballons d’essai che siano; oggi, mentre scrivo, è l’8 marzo, e tra un mese e spiccioli vanno presentate le liste. Più si avvicina la fatale data del 15 aprile, più dilaga Babele, e si fa pressante il rischio che, pur di far qualcosa, si mettano assieme liste alla buena de Diòs, alla “vo’ u ti candidi cu mia”. Fantasie? No, abbiamo già visto.

 La questione non è dunque se uno il 10 maggio sarà eletto, perché uno, stante la legge, sarà eletto con un milione di voti o con un voto: la questione è quanto durerà dopo il 10 maggio. Fantasie? No, l’abbiamo già visto, e due volte di seguito.

 La classe politica lascia molto a desiderare, diciamo così. Perché non facciamo appello alla società civile? Perché abbiamo visto pure quella. Vi ricordate, nel 1992, i professoroni Corasaniti, Di Bella, Lo Moro, Lombardi Satriani, Teti, eccetera? Fecero così smaccato fallimento che i loro stessi partiti li rimandarono a casa a cortesi ma fermi pedatoni. Proviamo con barbieri, cassieri, medici, professorini, uscieri, consultabili in rete? Lo stesso e più buffo.

 Vediamo, a Soverato, i giovanissimi nuovi nuovi di bucato? Eh, poi vanno a passeggio sul Lungomare con l’intero De senectute di Cicerone: politicamente parlando, s’intende. Vediamo i raccattati per far numero? Eh, poi se ne vanno a Lamezia dal notaio insonne: ibant obscuri sola sub nocte per umbras, canta Virgilio.

 Ricicliamo vecchi assessori! Ragazzi, scherziamo? Non vi basta il rischio di dissesto? Non sapete delle ragnatele al teatro? E il crollo del turismo? E l’assenza totale di una politica dei rifiuti?

 Insomma, siamo messi male, e la ragione è sociologica. In una comunità sana, la classe politica viene espressa dai ceti, dai produttori, dai lavoratori, dalla cultura: prima viene un pensiero, poi il sindaco. A Soverato è il contrario: troviamo un sindaco, poi qualcuno il programma glielo scrive!

 Se i negozi chiudono e il turismo si riduce a due settimane di confusione, è ovvio che il nulla esprima il nulla: politicamente parlando.

 E la cultura? Beh, ed esclusi i presenti, a Soverato la cultura è il trionfo dell’astratto generico. Se piove, il professor Soverato non apre l’ombrello, ma inizia una dotta discussione sul clima negli ultimi e nei prossimi millenni. Si bagna come un lago, però fa bella figura: “Quello sì che è un uomo di cultura! Non esce mai, studia”.

 Siamo messi male.

Ulderico Nisticò

 

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