M. C. Lanzetta e l’antimafia

lanzetta2 Monasterace, abitanti 3.500, non è divenuta molto più grande e molto più ricca e più felice sotto la dottoressa Lanzetta sindaco; ed è un Comune in dissesto; né mi giunse notizia che sia stato valorizzato il suo eccellente patrimonio storico: niente di meno che l’area archeologica di Kaulon, e, cosa ancora più curiosa, la grande Bagliva di Malta su cui, con superfetazioni degne di lungo studio, nacque il borgo antico. Qualcuno, su richiesta di lei, le aveva suggerito che fare, ma senza risultato, anzi senza manco una seguente telefonata.

 Escusi dunque alti meriti amministrativi da sindaco di Monasterace, la sola ragione per cui Renzi, formando il governo e volendo qualcosa di calabrese e impedito dal chiamare Gratteri, la volle ministro, fu che ella aveva tenuto un atteggiamento antimafia subendo minacce.

 In un anno, nessuno ha avuto contezza che ella, da ministro, abbia fatto una cosa qualsiasi, a parte venire a Soverato per dire no alla ricandidatura di Ernesto Alecci.

 Parto da qui per tornare su un tema a che caro: in Calabria c’è la mafia; ma in Calabria c’è anche una diffusa e variegata e contraddittoria e non tutta adamantina antimafia. Comincio ricordandovi che l’ex deputato e membro dell’antimafia Laganà vedova Fortugno ha sul groppone un anno e mezzo di gattabuia per truffa all’ospedale (primo grado di giudizio, ma quando faranno l’altro? prescrizione in agguato?); la famosa attrice strappacore antimafia Canale è stata arrestata perché con i soldi dell’antimafia si comprava i gioielli; e la sindaca antimafia di Isola, Girasole, si becca un’imputazione al mese, non dalla mafia ma dalla magistratura; e a Locri hanno dato a non so chi (non lo so davvero, o lo direi) 150.000 euro per una radio antimafia rimasta incartata!

 E se qualcuno andasse a fondo sul fiume di soldi, 9 milioni di euro, dilapidati dalla Regione per l’antimafia, comprese le manifestazioni a scuola… Mi fanno ridere i patetici servizi del TG3: “sala gremita di ragazzi” come se non sapessimo che è passata la circolare del preside, mica si sono offerti volontari!

 Insomma, c’è un grande polverone antimafia. Poi ci sono anche quelli in buona fede; e ci sono giudici solerti; e carabinieri e polizie: ma quello non è un atto straordinario ed eroico, sono doveri d’ufficio come quando io mi recavo in aula, e non per leggere il giornale.

 L’effetto dell’antimafia nel far male alla mafia è praticamente nullo; e nessuno ha mai potuto dimostrare che i predicozzi laici ed ecclesiastici abbiano dissuaso almeno un calabrese dal percorrere la turpe ma lucrosa carriera di mafioso. A proposito, mai leggiamo o sentiamo che si stia indagando sulle banche calabresi italiane svizzere, le quali in qualche modo devono entrarci, se la mafia ripulisce il denaro sporco.

 Insomma, nell’antimafia vale, come in quasi tutto, l’aureo detto evangelico “Non chi grida Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli”; e non basta dir male della mafia per farle del male.

 La mafia, più esattamente ‘ndrangheta, non è (o almeno non lo è più da un pezzo) un fenomeno sociologico o antropologico, ma un fatto delinquenziale e di soldi, con enormi agganci alla cosiddetta società civile incensurata. A proposito, ci sono in galera due giudici calabresi per collusione con la mafia.

 Io, dopo tutti i recenti casi, di natura penale come Laganà Canale Girasole radio giudici; o di natura meramente politica come il caso M. C. Lanzetta, starei molto attento, prima di regalare patenti di antimafia.

Ulderico Nisticò

 

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