La top ten degli scienziati del 2014 è guidata da un italiano

andrea-accomazzoNonostante sia noto come l’Italia non brilli esattamente per l’importanza conferita alla scienza e alla ricerca (si pensi a quanto si investe nel settore) qualche piccola soddisfazione il Paese di Galileo riesce ancora a togliersela: l’ultima in ordine di tempo (ma basterebbe ricordarci dell’elezione di Fabiola Gianotti a Presidente del CERN) è quella di vedere aperta da un italiano la consueta lista dei dieci scienziati che maggiormente hanno profuso impegno e lasciato una traccia significativa nel 2014.

Si tratta di Andrea Accomazzo, direttore di volo della missione Rosetta dell’European Space Agency, la prima a portare qualcosa di umano sopra una Cometa, la 67P/Churyumov–Gerasimenko, dopo un inseguimento lungo 18 anni durante il quale la sonda ha percorso 6,4 miliardi di chilometri. Assieme al suo team, Accomazzo ha portato Rosetta ad agosto al suo appuntamento con la Cometa mentre, a novembre, la parte più importante della missione ha consentito l’atterraggio di Philae sulla superficie dell’oggetto attraverso una serie di manovre di precisione che hanno portato il lander ad appena 120 metri di distanza dal centro del punto stabilito. La missione più importante dell’ESA è andata a buon fine.

Seguono nella lista stilata da Nature la dottoressa Suzanne Topalian, della Johns Hopkins University di Baltimora, colei che «ha sempre creduto che l’immunoterapia contro il cancro funzionasse ed aveva ragione»: fondamentale il suo contributo per mettere a punto un farmaco che consente ai linfociti T di aggredire il tumore con maggiore efficacia, approvato dalla FDA statunitense per il trattamento del melanoma avanzato. Anche Radhika Nagpal, della Harvard University a Cambridge, Massachusetts, è una donna: ricercatrice di origine indiana, attiva nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale, ispirandosi alle complesse organizzazioni sociali delle colonie di insetti ha creato un piccolo “esercito” di robot che riescono ad eseguire azioni coordinate su ampia scala. Maryam Mirzakhani, Stanford University, è stata la prima donna dal 1936 (anno della sua istituzione) a ricevere la Fields Medal, ossia quello che viene chiamato il “premio Nobel per la matematica”: un settore nel quale, sottolinea la stessa rivista, le donne sono ancora pochissime. Suo merito è stata la risoluzione di un problema multidisciplinare (geometria, topologia e teorie dei sistemi dinamici) con un impegno profuso per dieci anni. Il lavoro sulle cellule della retina derivate da staminali pluripotenti indotte di Masayo Takahashi, del RIKEN Center for Developmental Biology di Kobe, in Giappone, ha invece consentito di fare ulteriori passi avanti nel settore fondamentale delle staminali.

Tra gli scienziati che hanno lasciato il segno, un merito speciale va a Sheik Humarr Khan, direttore del Kenema Government Hospital della Sierra Leone, che nella sua veste di medico e ricercatore si è trovato ad affrontare l’emergenza ebola del Paese africano: a fine luglio, purtroppo, egli stesso è morto a causa della febbre emorragica da ebola virus. La redazione ha inserito nell’elenco anche Pete Frates, ex giocatore di baseball affetto da SLA che ha contribuito a lanciare l’Ice Bucket Challenge: l’iniziativa dei secchi d’acqua ghiacciata che hanno consentito la diffusione dell’informazione sulla sclerosi laterale amiotrofica e la raccolta di fondi per la ricerca sulla malattia.

Proseguendo nell’elenco troviamo David Spergel, astrofisico della Princeton University: suo il merito di aver individuato gli errori nei dati raccolti grazie a BICEP2, inizialmente indicati come le onde gravitazionali prodotte dall’universo appena nato. Kopillil Radhakrishnan, dell’Indian Space Research Organisation, è stato a capo della missione che ha portato il satellite Mangalyaan in orbita attorno a Marte: grazie al lavoro suo e del suo team anche l’India prende parte alla sfida dell’uomo “contro” il Pianeta Rosso. Sjors Scheres, biiologo del MRC Laboratory of Molecular Biology di Cambridge, in Gran Bretagna, ha sviluppato una tecnica, divenuta nota come microscopia cryo-elettrone (o cryo-EM), Che si sta rivelando fondamentale per svelare le più microscopiche strutture delle cellule. (Fanpage.it)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *