Storia d’amore trasversale

Bruzio tabula peutingeriana

Bruzio tabula peutingeriana

 I protagonisti di questa storia d’amore trasversale sono due: io, proprio io, io, Ulderico Nisticò; e una fanciulla che per cavalleria chiameremo solo V., e che abita in un luogo sul Tirreno vibonese mentre io, sempre io, abito a Soverato. La distanza, che volete, è pesante, ma io, proprio io, io, Ulderico Nisticò, lo giuro, consolo la bella giovane con queste parole: “Cara, da un momento all’altro finiranno la superstrada delle Serre, e sarà molto più facile”. Vi giuro, amici lettori, che non sto inventando nulla, è tutto vero, è storia, è realtà, solo che il tenero dialogo si svolse nel 1971: proprio io, io, Ulderico Nisticò, dissi queste parole, e ogni volta che lo ricordo, mi prendo subito a schiaffi da solo di fronte allo specchio.

 Intanto l’amore trasversale è finito da moltissimi anni, mentre non è finita, anzi quasi non è nemmeno cominciata la Trasversale, o Superstrada che dir si voglia. Ci sono due chilometri di tangenziale di Chiaravalle, e un qualcosa da Torre a Serra, arrangiandosi. Prima che finisca… Forse quando da Soverato a Vibo si arriverà con la strada, un pronipote di V e una mia pronipote allacceranno quella storia d’amore che gli avi non portarono a termine per eccesso d’attrazione e mancanza di tutto il resto.

 Gli dei e gli uomini sono indifferenti ai miei “finitis amoribus”, come direbbe Orazio, che però volendo andare da Roma a Brindisi assieme a Virgilio e altri si trovò bell’e pronta da secoli la via Appia; e se si fosse trovato a Castra Hannibalis poteva arrivare a Vibo Colonia Valentia con una comoda strada, vedi foto; e sono indifferenti anche alle esigenze del territorio; territorio che del resto è del tutto indifferente. Non protesta nessuno, con la sola eccezione del sindaco di Torre ma solo per Torre: non si levano gridi di dolore, anzi nemmeno sommessi sussurri; tacciono senatori e deputati, presidenti di Regione, Provincia ed Enti vari più o meno inutili; silenziosi sono i partiti politici, ammesso che ne esistano; e gli intellettuali, si sa, sono gente seduta, non vanno da nessuna parte, che gli serve una strada?

Ulderico Nisticò

 

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