Beni culturali e trascuratezza

Soverato Vecchio

Soverato Vecchio

 Chi passa nell’atrio del Palazzo di città ammira, come sappiamo, la Pietà ispirata a quella del Gagini, che è a Soverato Superiore, e magari potrebbe anche andare a vederla. Già, ragazzi: io scommetto duecento cene luculliane e pantagrueliche che tanti, ma tanti dei superlaureati megagalattici di Soverato non l’hanno mai vista, manco sanno che c’è in città una Deposizione del 1521 di particolare pregio. Idem per l’altorilievo della Passione, forse gaginesco, e per gli altri oggetti d’arte del Duomo antico. E se non lo sappiamo noi di qui, figuratevi se possiamo farlo conoscere ai turisti… Durante le recenti manifestazioni, il Comitato eventi ha assicurato un servizio di guida, affidato al puro volontariato di Francesca Mancuso ed Elisa Nisticò.

 E ci sono le tombe sicule e l’area archeologica di Poliporto in località San Nicola o Monaco o Porto dei Turchi; e un intero paese medioevale e moderno abbandonato nel 1783, Soverato “Vecchio”.

 Ogni anno, per vent’anni, l’Associazione Amici di san Gerardo organizzò un’escursione pellegrinaggio la prima domenica di agosto: poi chissà che successe… Per un momento pareva che se ne volessero curare anche i pubblici poteri. Si tenne una prima campagna di scavi; nel 2009 vi venne rappresentato il dramma sacro “Resurrexit”; l’anno dopo, “Eutimo e Caritea”, con la presenza di migliaia di spettatori e la necessità di ripulire e attrezzare l’area; seguì un’altra, e ultima!, campagna di scavi. Quindi cadde il silenzio, assieme a molta pioggia e, in alternativa, qualche incendio. Oggi a Soverato Vecchia è impossibile arrivare.

Altrove con un muro sbrecciato di vaga antichità campano interi territori inventandosi qualcosa di accattivante per attirare gente. Noi in Calabria non siamo riusciti, finora, nemmeno a giovarci dei Bronzi, che, a parte questi ultimi giorni che vanno di moda, di solito se ne restano soli e pazzi nella loro fredda e brutta stanza; e la pesantezza mentale degli intellettuali calabri secchioni e depressi continua a chiamarli Bronzo A e Bronzo B come fossero due moduli invece di due misteri dell’arte: come se a Parigi chiamassero la Gioconda “Faccia di donna ignota”!

 Io avrei altre idee, ma non le esprimo manco sotto tortura se non me le chiedono con foglio protocollato e indicazione del compenso e data rapida della sua erogazione in contanti.

 Quante cose, torniamo a Soverato, potremmo studiare e mostrare. Lo so bene che il Comune è in gravissime difficoltà; ma ci sarebbe la Regione, a poter trovare finanziamenti. Uno c’è, modesto, ma basterebbe solo a qualche intervento di messa in sicurezza; laddove occorrono interventi archeologici e di valorizzazione culturale e turistica.

Ulderico Nisticò

 

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