Il Museo e Monasterace

Drago di Kaulon

Drago di Kaulon

  Inaugurato con gran pubblico e qualificato il Museo di Monasterace. Non ve ne farò cronaca, che troverete sulla stampa e non è il mio compito né assunto, ma alcune riflessioni ve le voglio esporre.

 La Marina di Monasterace è, senza la benché minima ombra di dubbio, la greca Caulonia (Καυλών, Αὐλών, cioè, secondo Strabone, valle; Καυλωνία). Dopo l’unità se ne attribuì il nome la lontana Castelvetere, ma indebitamente, ed è l’attualmente denominata Caulonia. Attenti agli equivoci.

 Le si attribuisce un dominio di regine di nome Clete, l’ultima uccisa dai Crotoniati; ma altri collocano il mito sul Tirreno. Fondò la città, si narra, Tifone di Ege. Nei secoli ebbe momenti di segno diverso. Forse in qualche modo legata a Crotone e perciò nemica di Locri, dovette avere un territorio esteso fino alle montagne lambite dallo Stilaro. Dovette partecipare, alla metà del VI secolo, alla spedizione crotoniata che s’infranse sulla Sagra per mano dei Locresi, dei Dioscuri e della dea Persefone.

 Vantò l’atleta Dicone, che però, dopo la vittoria, dietro compenso si dichiarò siracusano: campagna acquisti ex post!

 Verso la fine del IV secolo venne costituita una Lega Achea tra Sibari sul Traente, Crotone e Caulonia, dove sorse un tempio di Zeus Homarios, dell’accordo.

 Quando Dionisio il Vecchio mosse guerra agli Italioti, lasciando parte dell’esercito ad assediare Reggio, venne di persona ad assalire Caulonia. Crotone intervenne sotto il comando del siracusano esule Eloride, che mosse con un’avanguardia di solo 500 uomini. Dionisio lasciò l’assalto a Caulonia, attaccò Eloride e lo sconfisse all’Elleporo, e con esso il resto delle forze di Crotone intanto sopraggiunte. È facile la suggestione dell’idronomo Callipari. Ottenuta questa vittoria, Dionisio distrusse Caulonia, e ne deportò gli abitanti in Sicilia.

 Secondo Diodoro, che narra questi eventi, Caulonia risorse per volontà di Dionisio il Giovane; ma Strabone la dice disabitata, e così conferma Plinio. Le fonti romane parlano di località attorno a Punta Stilo dette Subsicivio e Mystae. Può darsi, dunque, che ci sia stato un rimescolamento della situazione insediativa, oltre che politica. Sappiamo però che nel 270 delle truppe campane se ne impadronirono, venendo cacciate dai Romani.

 In che rapporti era Caulonia con la nostra piccola Poliporto, e con Scillezio poi Scolacio? Qual era il popolamento del Golfo di Squillace in età greca e romana? Dove passava il dromos, la cui memoria resta nel dialettale “u gromu”? Ecco molte domande cui deve rispondere la storia, e qui ci contentiamo di averle proposte.

 Come tutte le località costiere, Caulonia e le altre subirono il fenomeno di ritiro verso l’interno, e sorse la bizantina e normanna Stilo. Il Bios di s. Giovanni Teresti riferisce di una località chiamata Robiano, dunque con un nome prediale latino, ma “oggi”, cioè nel XIII secolo, detta con nome greco Monasterace.

Una buona notizia è che è in atto la valorizzazione e il recupero del castello. Il borgo fu infatti feudo dell’Ordine di Malta, che vi pose una possente ed estesa bagliva. Monasterace collinare altro non è che la fortezza con amplissime superfetazioni man mano che veniva abbandonato. Persino il cortile del castello ospita abitazioni private.

 Con tutto il rispetto per i Greci e i Romani, le aree archeologiche da loro lasciate sono senza dubbio interessanti, però, tutto sommato, sempre le stesse; soprattutto una città romana, a Roma, in Inghilterra o in Marocco, è uguale. Monasterace è davvero un caso rarissimo di così evidente riuso, e dovrebbe attirare l’attenzione proprio per questo.

 Metto questa pulce gigante nell’orecchio di archeologi, sindaco e politica. La storia inizia a esistere quando esce dalla cattedra di qualche aggobbito e semicieco cattedratico, e diventa popolare. Via, ci sarà un fantasma di cavaliere gerosolimitano caduto contro i Turchi a Lepanto, e che ha preso dimora nel suo maniero!

 Se non c’è… beh, ragazzi, manco Giulietta e Romeo si affacciarono mai dal balcone di Verona. Eppure…

Ulderico Nisticò

 

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