Girifalco e i popoli preellenici

girifalco Giungono interessanti notizie di ritrovamenti archeologici in territorio di Girifalco. Aspetto di saperne di più sotto l’aspetto archeologico in senso stretto, e riassumo qui quello che sappiamo dalle fonti, ben note agli studiosi ma non altrettanto al pubblico, e su cui non è inutile riflettere.

 Gli storici greci erano consapevoli che la storia delle terre molti secoli dopo e oggi dette Calabria si distingueva in tre momenti: popolazioni preelleniche; colonizzazione tra l’VIII e il VII secolo; dal V secolo, discesa delle genti italiche da loro dette i “Saunitai”, e, per noi, i Lucani, donde i Bruzi.

 Tra i popoli indigeni, ricordavano gli Ausoni lungo il Tirreno dal Lazio a Reggio; gli Enotri dalla Sila al Bradano; i Siculi, i Morgeti, i Choni; e gli Itali.

 Questi prendono il nome da un re (oppure, il contrario!) di nome Italo. Il più antico a parlarne è Tucidide, che li dice ancora presenti ai suoi tempi, nel V secolo; ma Aristotele, del secolo seguente, dice di attingere ai “racconti” degli abitanti; e Dionigi di Alicarnasso cita Antioco di Siracusa: secondo questi, Italo sarebbe un enotrio.

 Tutti gli antichi, anche latini, intesero Italo come connesso a Vitulus (in greco letterario il suono di v svanisce), dunque a un animale sacro del popolo; ma se fosse connesso alla vite, il suo nome sarebbe vicino a quello degli Enotri, il popolo del vino.

 Questa contraddizione potrebbe essere indizio di una sorta di confine mobile tra Enotri e Siculi – Itali?

 Italo formò, con la diplomazia e con la forza militare, uno Stato nella “Calabria” centrale. Il suo nome ebbe fortuna, e già nel IV secolo i Greci cominciarono a chiamarsi Italiotai, coloro che abitano in Italia, contrapposti ai Sikeliotai. Il nome si estese ai popoli Italici, fino a definire ufficialmente il territorio peninsulare, e con Augusto fino alle Alpi. A spegnere eccessivi entusiasmi, ricordo che da Carlo Magno a Napoleone il Regno d’Italia finiva alle Marche, confine meridionale!

 Torniamo ai Siculi. Essi scesero dal Nord, lasciando dovunque toponimi come Alba (Alba Longa… ), e forse le stesse Alpi; e loro propaggini come il piccolo popolo dei Latini, la cui lingua, informa Varrone Erudito, era molto simile a quella dei Siculi ancora superstiti. Spinti a sud dagli Osci, varcarono lo Stretto, dando il nome di Sikelìa all’isola.

 Sono presenti, dicevamo, ancora nel V secolo, e ricordiamo le ritenute tombe sicule di Soverato; e nel seguente, in Sicilia, hanno un’identità politica sotto un capo dal significativo nome di Ducezio; di loro c’informano anche Polibio e Polieno, narrando il conflitto con Locri. E anche l’Aspromonte potrebbe essere il Monte Albus, bianco, il Monte dei Siculi.

 Quanto agli Enotri, i Greci li volevano di origine arcadica. Si stabilirono in piccoli insediamenti non lontani uno dall’altro: un modo tuttora naturale nella nostra terra. Hanno ancora una certa consapevolezza di sé nel V secolo.

 Tutti i resti di popolazioni pregreche confluirono in una grecità locale che risente molto della loro presenza, come si vede nei culti orfici e in tradizioni sopravvissute come quella della Sibilla di Polsi; e poi tutti, tranne Reggio, nell’Italia romana, che parla ufficialmente, anche a Reggio, il latino, ma fortemente influenzato dall’oscoumbro e dallo stesso greco: donde i dialetti italiani.

 Girifalco non può non esse stata abitata in ogni tempo: è sulle strade naturali che, lungo i crinali, conducono da Ionio a Tirreno, e presso la grande direttrice tirrenica. Piuttosto che il feroce uccello, il suo toponimo ricorda un “Hieròn kalkheion”, officina di un monastero o luogo sacro; o, da “Ciriharcu”, di un “Cyros”, signore.

 C’è dunque molto lavoro; e occorre molto aiuto pubblico, ma anche sollecitare l’interesse dell’opinione pubblica, rendendo più popolare la storia. Sognerei un film sul re Italo… In Inghilterra ne avrebbero già girati un centinaio, di cui almeno dieci anche seri.

Ulderico Nisticò

 

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