Gelsomino al Pronto Soccorso di Soverato

…ad esempio, ieri pomeriggio…

Gelsomino si trova al Pronto Soccorso di Soverato. Ha sbattuto col piede e una intera unghia è saltata, per cui è corso preoccupato a chiedere assistenza.

È seduto da un’ora, in attesa che quella porta di metallo si apra e qualcuno urli il suo nome. In quel tempo la sala d’attesa si è riempita e le urla volano alte. Diverse sono le motivazioni.

 C’è la signora apocalittica.

 – Qui non funziona mai niente. Sono qui da tre minuti e non vedo qualcuno che si occupa di me. Ho chiesto l’intervento di una squadra di chirurghi specializzati, ma hanno rifiutato! La mia è una vera emergenza!

– Poverina! Cosa vi è capitato?

– Mi ha graffiato il gatto. Ti rendi conto?

– Capisco. Chissà se era pulito e vaccinato…

– Come ti permetti?! Il mio gatto lo tengo meglio dei figli!

– E aveva le unghie lunghe, magari…

– Tagliate qualche giorno addietro!

– Di che vi preoccupate, allora?

– Che ora è successa una cavolata, ma se mi fossi sentita male davvero? Qui non viene nessuno! Bisogna cominciare ad urlare per avere rispetto, altrimenti quando serve davvero un medico finisce che non lo trovi!

– Ah!

 C’è l’uomo piegato in due.

 – Sentite!? C’è qualcuno? Infermiera?

– Dite?

– Sto male! È urgente!

– Che succede?

– Due giorni fa ho avuto mal di pancia. Tre giorni fa ho smesso di fare pipì. Cinque giorni fa ho avuto il mal di testa…

– E ora?

– È smesso tutto! Adesso ho paura!

– E io che dovrei fare?

– Non lo so! Io non sono medico, voi neppure! Con chi devo parlare?

– Scusate!

– Chi è?

– Sono Gelsomino.

– Che volete?

– Così, urlando, forse starete peggio…

– Qui, se non urli, non ne esci!

 Arriva la “nonnina” di età indefinita. È scivolata sbattendo la fronte e sta sulla barella tranquilla e sanguinante. Arriva l’infermiera e le scopre la garza sulla fronte.

 – Fatemi vedere.

– Scusate.

– Di che?

– Scusate, ma mi è caduto l’occhio?

– No..è ancora qui.

– Sia lodato e ringraziato!

– Sia lodato.

 In ultimo arriva la signora  “Io e voi”.

 – A forza di mangiare  qui non se ne esce!

– Siete preoccupata?

– Io la vita mia l’ho fatta! Lo vedi quello che è entrato? Chissà se esce… aveva una faccia!

– Siamo più fortunati.

– Io, che tanto ho fatto tre figli e ho due nipoti. Voi giovani che avete? Quando stavo male noi, non ci lamentavamo. Voi venite al Pronto Soccorso pure per una febbre. E intanto mangiate!

– Cosa? Io sono a digiuno da stamattina.

– Tutto! Soldi… “pastette”… voi e gli amici vostri! Ma non mi lamento. Tanto io la vita mia l’ho fatta, voi che ne so?   (Gelsomino si tocca le parti basse)  Qui nulla funziona! Staremo giorni accampati su queste panchine rigide. Dentro, minimo minimo, stanno prendendo tutti il caffè, ridono e scherzano. Noi qui e loro lì al caldo… Che schifo!

 Gelsomino pensa alle parole della signora, ma non fa in tempo a dire la sua che viene chiamato. Il suo turno è arrivato per fortuna. Dentro c’è un solo medico che va su e giù, destra e sinistra, sopra e pure sotto, accompagnato da una squadra. Fino a qualche minuto prima ci sono stati due ragazzi, marito e moglie, che hanno lottato tra la vita e la morte per sfuggire ad un tonno che non aveva voglia di essere digerito. Gelsomino non sa perché e non sa per come, però si volta fuori e continua a sentire quella caciara di attempati Savonarola disposti a bruciare siringhe e cotone! E poi sputa fuori poche parole…

 – A volte, al proprio male ci si inchina e a quello degli altri si volta le spalle.

  A volte, quello che ci appare così chiaro non lo è davvero.

  A volte, dovrei ricordare che la realtà è così complessa, che avere sempre le idee chiare non è facile, soprattutto se ho una unghia che fa male….

 DEDICATO AD ANDREA, CHE STA MEGLIO…

 

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