Soverato – La storia del finanziere Salvatore Lemmo

Cari amici, come molti di voi sapranno, a Soverato dietro la chiesa della Madonna di Portosalvo (uno dei simboli più rappresentativi di questa splendida città’) e’ posta una stele alla memoria di Salvatore Lemmo finanziere caduto nell’espletamento del proprio servizio.
Questo piccolo monumento ha destato fin da subito il mio interesse , vuoi perché’ interessato alla storia , vuoi perché appartenente allo stesso Corpo della Guardia di Finanza.
Oggi desidero condividere con voi (e se vorrete anche con i vostri amici) l’esito della mia ricerca su Salvatore Lemmo e sulle circostanze che ne causarono la prematura e tragica scomparsa.
Nato a Gela (Cl) il 6 ottobre 1876, Salvatore si arruolò nella Guardia di Finanza il 5 dicembre 1894 .
Dopo aver frequentato il corso di formazione presso il Deposito Allievi di Messina fu destinato al Circolo di Catanzaro ed assegnato alla Brigata di Soverato marina .
La notte tra il 14 ed il 15 gennaio 1905, durante un servizio di vigilanza costiera a Soverato, il Lemmo si accorse che alcuni ladri si adoperavano nel tentativo di entrare, con scopo di rapina, nella casa di un ricco proprietario della zona.
I ladri così scoperti si divisero e si diedero alla fuga. Uno dei malviventi inseguito e raggiunto dal finanziere esplose un colpo di fucile caricato a pallettoni contro lo stesso.
Trasportato d’urgenza presso l’ospedale militare di Catanzaro, Salvatore spirò il 12 febbraio dopo un mese di atroci sofferenze. I funerali di Stato si celebrarono il 14 febbraio presso la chiesa di San Francesco di Paola e videro la partecipazione commossa di una vastissima rappresentanza della popolazione locale unitamente alle autorità civili e militari sia della città di Soverato che di tutta la provincia. Dopo le esequie il feretro fu tumulato nel cimitero locale, così come prevedevano i regolamenti dell’epoca.
Gli autori dell’efferato delitto furono condannati dalla Corte d’Assise di Catanzaro solo nel 1913 a 12 anni di reclusione.
Alla memoria della povera Guardia non fu concessa alcuna ricompensa. Si dovette solo alla generosità di alcuni appartenenti al Corpo l’elargizione di un sussidio di 100 Lire in favore del padre della vittima.
Spero che la mia modesta ricerca abbia reso onore a Salvatore Lemmo, collega che, nell’adempimento del proprio dovere, ha sacrificato il bene più grande: la propria vita.
Grazie Salvatore per il tuo grande gesto che assurge ad esempio per le generazioni future.

G.M.

lemmo

 

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