Ho visto “Anime nere”

animenere3 Non ho le squisite competenze professionali di Maurizio Paparazzo, perciò da me aspettatevi giusto le sensazioni di uno spettatore. Ho visto “Anime nere”, e lo ritengo un buon prodotto, senza tuttavia poterlo giudicare straordinario. Di buono c’è il senso della maledizione familiare; della tragedia popolare. Non mancano i difetti: ritmo lento; tono greve; colore, volutamente certo, tutt’altro che vivace; dialetto, quasi unica lingua del film, improbabile e farcito di italianismi. Diciamo, dunque, che promuovo il film con sette.

 Detto questo, mi preoccupo, da calabrese. Lo spettatore di qui sa che Africo Vecchio è uno dei molti paesi abbandonati per eventi naturali; e che Africo Nuovo sorse frettolosamente e per mano di gente che ignorava l’esistenza dell’urbanistica; ma lo spettatore di Milano pensa che in Calabria non ci siano alberghi, ristoranti, edicole, negozi… solo capre e assassini e spacciatori di droga.  A proposito, non ci sono in giro giudici, carabinieri, poliziotti, finanzieri e cani molecolari da inseguire un TIR che porta frutta e droga? Pare di no!

 Ora, ragazzi, abbiamo fatto il pieno d’immagine negativa della Calabria: a febbraio, “Il giudice meschino”, d’estate “Anime nere”. Speriamo sia due senza tre. Abbiamo diritto a chiedere una moratoria di almeno un anno senza film di mafia, libri di mafia e tutto il resto dell’antimafia.

 Ci vorrebbe un film di cinema o di tv che parli di Calabria come tutti dovunque parlano di tutto: mito, storia, commedia, dramma, amore, farsa, cronaca, telenovela eccetera; senza piagnistei e violenze più o meno belluine. Pure gialli, se volete; ma anche Montalbano è un commissario e tratta delitti; anche Poirot, Maigret eccetera… e intorno a loro c’è un mondo normale, con tutti i pregi e tutti i guai di ogni mondo, e con un filo d’ironia.

  A chi lo dico? Come il solito, a nessuno.

Ulderico Nisticò

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