Regione Calabria, tutti al mare

regionecalabria Siamo a metà luglio, e tra poco, tutti al mare; i primi giorni di settembre, bisogna riprendersi dalle vacanze; chi volete che si curi delle prossime elezioni regionali? Già l’argomento è poco discusso sui giornali in tempi più o meno normali, figuratevi d’agosto! Quando finalmente qualcuno si degnerà di fissare la data – se non la tirano a primavera – i partiti avranno concluso i loro inciuci interni, e ci presenteranno le liste.

 Partiti, è un modo di dire anacronistico: intendo apparati, conventicole, capetti…

 Una lista dovrà vincere per forza, basterà un voto in più. Un pincopalla sarà presidente, altri saranno assessori. E tutto resterà uguale come dal 1970 a oggi.

 Non mi chiedete profezie. Il centrodestra ha fatto così pena che dovrebbe stravincere il centrosinistra, se esistesse; ma non esiste, e quindi tutto è in aria. I protestatari generici otterranno ampi consensi, ma, non avendo un programma credibile, resteranno generici protestari.

 E la cosiddetta opinione pubblica? Giornalisti, professori, scienziati, imprenditori, operatori turistici eccetera: muti e rassegnati.

 Gli intellettuali calabresi non possono dirsi proprio silenziosi: ogni tanto, parlano. E di che parlano? Esempio: se non si completa mai la sedicente Superstrada, nessuno di loro interviene sulla strada, ma indicono un grande convegno sulla viabilità nei millenni, durante il quale se la piglieranno con il dominio spagnolo e l’imperialismo romano e auspicheranno che una presa di coscienza e blablabla, insomma tutto tranne la strada, tranne accusare qualcuno vivente. Se il convegno sulla strada è antimafia segue cena, è finanziato dalla Regione. Meglio tacere e aspettare la cena.

 Essi, i dotti, parlano dunque dell’universo mondo, del cosmo, della storia millenaria, delle più raffinate teorie, dei bei tempi in cui eccetera: un parere su una cosa qualsiasi concreta e visibile, mai! Così il filosofo calabrese affronta tutti i problemi del mondo tranne quelli della Calabria. Mai disturbare i politici, che, alla fine, elargiscono. A chi non dà fastidio, ovvio.

 I dottissimi, che sono anche saggi, fanno come i Settanta Saggi nominati da Napolitano per riformare la costituzione, i quali ben sanno, per dirla in calabrese, che “a mejjiu parola esta chirha chi non nescia”, perciò nemmeno sussurrano.

 Ci vediamo a settembre, dunque, ma verso la fine del mese, con comodo. Tanto prima di aprile non si vota, ci potete scommettere.

 A proposito, che fine ha fatto la Cabina di regia sulla quale io stesso avevo appuntato tante speranze? La stessa fine dei Settanta Saggi?

Ulderico Nisticò

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *