La cultura combatterà la mafia

tgr_calabria Giorno non passa che il TG3, i giornali o una scuola a turno non c’informino che mafiosi sono quelli che non andarono a scuola, e, in qualità di ignoranti, si danno alla delinquenza; da cui possiamo dedurre che i colti e istruiti e dotti e laureati sono invece tutti onesti e casti come una viola mammola. Ieri a Reggio sono stati arrestati, per mafia e simili, circa 50 (cinquanta) illustri signori non analfabeti o poveracci o scannatori di capre a Polsi, ma tutti laureati, laureatissimi. E qui delle due è l’una: o questi sono laureati senza essere andati a scuola, o la scuola o meno non ha niente a che vedere con la lotta alla mafia. Idem per la cultura in genere, che è una bella cosa e sortisce ottimi effetti su molte altre ottime cose, ma non sull’onestà in genere o sulla tendenza alla pace: la storia della cultura è zeppa di uomini coltissimi che sono stati dei perfetti criminali come De Sade o dei guerrafondai celeberrimi e di successo quali Alessandro Magno e Giulio Cesare fino a d’Annunzio.

 Le cronache insegnano dunque che uno può essere laureato e mascalzone come può essere onesto e ignorante pari a suola di scarpa, o viceversa, cioè che la bufala Socratica che la ragione abbia effetti morali è una bella frase senza alcun rapporto con la realtà.

 Sarebbe perciò ora di smetterla di sperperare soldi e arricchire gente con l’antimafia segue cena di ogni genere: convegni antimafia, fiaccolate antimafia, libri antimafia, due o tre servizi al giorno antimafia del TG3. Meglio dedicare energie, come ha fatto ieri la Finanza, a sbattere in galera un bel po’ di avvocati, medici, commercialisti e roba del genere che non sono mafiosi, sono molto peggio dei mafiosi: quelli almeno qualcosa di personale rischiano, la pelle.

 Sbatterli in galera e gettare via la chiave. Spero solo che nessuno di loro abbia nell’agenda il numero di telefono privato del ministro Cancellieri.

Ulderico Nisticò

 

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