I soci delle due condotte slow food di Soverato Versante Jonico e di Reggio Calabria- Grecanica hanno dato vita nei giorni scorsi ad un incontro tematico nel territorio di Ciminà ed Ardore.
La visita alle comunità dell’Aspromonte ed ai produttori del presidio slow food del caciocavallo di Ciminà ha suscitato interesse ed attenzione verso il nuovo progetto Slow food : gli stati generali delle comunità dell’Appennino.
Assistere alla lavorazione del caciocavallo, parlare con i produttori e con i giovani che si stanno riavvicinando all’agricoltura ed alla pastorizia, ascoltare la storia dei luoghi raccontata da studiosi e da cittadini, visitare le stalle e cogliere l’ampia visuale delle vallate e dei crinali dove le vacche podoliche, brune, pezzate rosse e meticce pascolano libere .Ed infine fermarsi a pranzo in un’oasi di pace nei locali ricavati da un ex carcere dove lavora una cooperativa di giovani. Questo il programma della giornata intensa di emozioni.
La conclusione a Cimina’ presso la sede dell’associazione dei produttori del caciocavallo con una mostra mercato, durante la quale dopo le degustazioni ed i saluti di rito si sono tracciate le prime condivisioni sul progetto Slow Food sull’Appennino.
A testimoniare l’attenzione sul tema :il vicesindaco di cimino Nicola Polifroni, la referente per Slow Food Calabria Marisa Gigliotti, la fiduciaria slow Food di Reggio Cristina Ciccone.
Con l’iniziativa Stati Generali delle comunità dell’Appennino Slow Food vuole proporre una nuova idea di montagna, muovendo da due grandi temi drammaticamente attuali – quello dei giovani e quello del lavoro – intrinsecamente legati nella prospettiva futura delle nostre Comunità dell’Appennino.
Dopo la presentazione nazionale in Umbria del manifesto degli stati generali delle comunità dell’Appennino, il prossimo appuntamento sarà in Calabria a Serrastretta domenica 23 marzo.
In questa occasione si traccerà l’inizio del nuovo progetto a partire dalla testimonianza diretta di cittadini, agricoltori, artigiani, imprenditori ,amministratori che operano e vivono nei territori cosiddetti “marginali” per porre al centro del dibattito l’Appennino che verrà.
Marisa Gigliotti